Negli ultimi anni, la carenza di autisti professionisti è diventata una vera e propria criticità per il settore dell’autotrasporto in Europa. La difficoltà nel reperire personale qualificato, unita all’invecchiamento progressivo della forza lavoro, ha portato all’attenzione non solo delle aziende ma anche delle istituzioni un problema ormai evidente.
Il recente rapporto dell’IRU[1] ha infatti mostrato come i numeri relativi alla carenza di autisti non accennino a migliorare, con un gap di circa 3,6 milioni di conducenti nei 36 paesi presi in considerazione dallo studio.
In quest’ottica, tra le proposte più discusse c’è quella che consentirebbe ai diciassettenni, in determinate condizioni, di iniziare a guidare veicoli pesanti.
L’idea nasce da un’esigenza concreta: avvicinare i giovani al mestiere di autista prima che scelgano percorsi professionali alternativi. Offrire un accesso anticipato, regolamentato e affiancato da una figura esperta, viene considerato un possibile incentivo per invertire il calo di nuove leve nel settore. Si tratta, quindi, di una misura con un potenziale impatto strategico, che potrebbe influenzare in modo significativo sia il mercato del lavoro sia le dinamiche formative.
Le nuove disposizioni europee
A fine marzo 2025, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio su una serie di modifiche alla direttiva sulle patenti di guida, nell’ambito della più ampia strategia per modernizzare i trasporti e renderli più inclusivi e sostenibili. Tra le novità più significative, c’è l’introduzione della possibilità per i diciassettenni di guidare camion (categorie C e CE) all’interno dei confini nazionali, a patto che siano affiancati da un conducente esperto.
Questo accompagnamento obbligatorio è pensato per garantire un periodo di formazione sul campo, durante il quale il giovane possa accumulare esperienza e familiarizzare con le responsabilità della guida professionale, senza affrontare da subito la strada in completa autonomia. L’obiettivo, secondo le istituzioni europee, è quello di creare un ponte tra la formazione e l’inserimento lavorativo, senza compromettere la sicurezza stradale.
Parallelamente, viene abbassata anche l’età minima per il conseguimento della patente per camion da 21 a 18 anni, a condizione che l’autista sia in possesso del certificato di qualificazione del conducente professionale (CQC). Una misura simile viene introdotta anche per la patente degli autobus (categorie D e DE), la cui età minima scende da 24 a 21 anni, sempre nel quadro di una formazione abilitante e strutturata.
Una riforma più ampia per modernizzare le patenti di guida
La possibilità di guidare un camion a 17 anni, seppur sotto sorveglianza, non è un’iniziativa isolata, ma fa parte di una riforma più ampia proposta dalla Commissione Europea e accolta in parte dal Consiglio e dal Parlamento. L’obiettivo di questo aggiornamento normativo è duplice: da un lato rendere le patenti di guida più coerenti con le evoluzioni del settore dei trasporti, dall’altro semplificare le regole e sfruttare le tecnologie digitali per migliorare la gestione e la sicurezza.
Tra le novità incluse nell’accordo vi è l’introduzione della patente digitale, che potrà essere salvata direttamente sul telefono cellulare, con piena validità in tutti gli Stati membri. Questa misura è pensata per facilitare i controlli e ridurre la burocrazia, favorendo anche l’interoperabilità tra Paesi. In Italia, questa funzionalità è già stata inserita nella app istituzionale Io.
Altre modifiche riguardano il rafforzamento dei controlli medici e delle verifiche dell’idoneità alla guida, in particolare per gli autisti professionali, e un nuovo orientamento normativo verso la sostenibilità, che prevede aggiornamenti mirati anche per i veicoli elettrici e per l’autotrasporto merci in ambito urbano.
Nel complesso, si tratta di una revisione della direttiva 2006/126/CE che mira a rendere le patenti europee più flessibili, moderne e in linea con i cambiamenti demografici, economici e tecnologici che stanno trasformando la mobilità su strada.
Le implicazioni per il mercato italiano
In Italia, dove la carenza di autisti è una problematica concreta, l’adozione delle nuove disposizioni europee potrebbe rappresentare una leva importante per rilanciare il settore e attrarre nuove generazioni. L’ipotesi di permettere ai diciassettenni di iniziare un percorso di guida affiancata potrebbe favorire un ricambio generazionale più fluido, soprattutto nelle regioni dove il trasporto su gomma rappresenta una quota rilevante dell’economia locale.
Tuttavia, l’eventuale recepimento della norma richiederà una serie di aggiustamenti a livello nazionale, in particolare per definire con precisione chi potrà rivestire il ruolo di conducente esperto, quali requisiti dovrà avere e in quali contesti sarà ammesso l’affiancamento. Inoltre, andranno stabilite modalità chiare per la formazione iniziale, affinché questa esperienza non sia solo un’opportunità, ma anche un percorso sicuro e formativo.
È probabile che l’Italia adotti un approccio graduale, verificando l’efficacia del modello in altri Paesi europei prima di renderlo operativo su larga scala. L’apertura ai diciassettenni, infatti, potrebbe incontrare resistenze da parte di alcuni attori del settore, legate soprattutto a questioni di sicurezza e responsabilità. Sarà quindi essenziale un confronto approfondito tra istituzioni, imprese di autotrasporto e associazioni di categoria per costruire un modello condiviso ed efficace.
[1] https://www.iru.org/who-we-are/about-iru/annual-report