Il padroncino: capire ed ottimizzare i costi di gestione

Lo scenario dell’autotrasporto in Italia

Al giorno d’oggi il mondo dell’autotrasporto merci per conto di terzi si suddivide principalmente in due realtà: la piccola media impresa e i grossi gruppi logistico-distributivi.

Fino a venticinque anni fa la situazione era profondamente diversa rispetto ad oggi e le piccole imprese individuali (padroncini) soddisfaceva la maggior parte della domanda che il settore della distribuzione richiedeva.

Oggi il trasporto su gomma a livello nazionale copre circa l’80% del fabbisogno di approvvigionamento delle piccole, medie e grandi realtà commerciali ed industriali.

Esistono ancora molti stabilimenti che operano in settori specifici che sono ubicati in aree territoriali dove il trasporto su rotaia non è disponibile o la logistica non consente di raggiungere dei poli di interscambio modale diversi.

Evoluzione del trasporto su gomma con l’Unione Europea

E’ in atto un consolidamento fra le imprese del settore dell’autotrasporto che è iniziato con il consolidamento dell’unione europea. Con l’accorpamento di alcuni Paesi dell’est, la normativa a favore alla libera circolazione delle merci e una serie di politiche atte ad agevolare le realtà economiche in via di sviluppo, hanno creato le condizioni per un’inversione di tendenza rispetto a quello che era il mondo dei trasporti fino alla fine degli anni Novanta.

Per comprendere le cause della diminuzione delle imprese individuali operanti nel settore dei trasporti, occorre analizzare il differenziale tra costi e ricavi e confrontarlo con il periodo antecedente all’entrata in vigore dell’unione europea.

I fattori da tenere in considerazione sono identificabili in:

  • costo del lavoro
  • costo del carburante
  • costo di servizi come le assicurazioni e tasse automobilistiche
  • burocratizzazione da parte delle istituzioni

La premessa è che parte del costo di tutti i prodotti in commercio risente dell’incidenza della spesa necessaria per il loro trasporto e distribuzione. In questo contesto molte aziende straniere di trasporto hanno visto una crescita importante negli ultimi anni, favorendo lo sviluppo anche in Italia di grandi gruppi logistici e di distribuzione. Un contratto di lavoro con una azienda italiana purtroppo, costa in media otto volte di più rispetto allo stesso contratto stipulato con alcune aziende dell’est Europa. Questo aspetto ha portato ad un calo di competitività delle imprese nazionali, perché il costo medio chilometrico applicato al trasporto della merce è risultato molto più alto rispetto ad una azienda concorrente straniera.

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La concorrenza dei paesi dell’Est Europa

Secondo uno studio della CGIA di Mestre, un vettore dell’est Europa è in grado di applicare una tariffa chilometrica compresa tra gli 0,80 e 0,90 euro per chilometro, contro gli 1,10-1,20 euro di un vettore italiano.

Essendo quindi il costo del lavoro una componente fondamentale che incide sulla tariffa finale, una soluzione adottata da molte aziende è stata la delocalizzazione, con avvio di nuove società all’estero, con l’acquisizione di imprese locali o trasformazioni in intermediari o partnership con vettori terzisti locali.

Il panorama italiano dell’autotrasporto, confrontato con il resto d’Europa appare incerto.

Sulle nostre autostrade sono sempre più presenti autocarri con targa straniera e quelli che attraversano i valichi alpini rappresentano circa il sessanta per cento di quelli che transitano.

Questo aumento di Tir stranieri, continua lo studio, ha dapprima eroso fette consistenti di mercato alle imprese italiane, a causa dei costi considerati troppo alti in Italia.

Coloro che non hanno potuto trovare alternative spostando l’azienda o parte di essa all’estero, prima di arrivare a chiudere i battenti hanno tentato in tutti i modi di sopravvivere commercialmente anche con “particolari scappatoie” al limite della legalità, con casi di distacco internazionale o esterovestizione, immatricolando ad esempio in Bulgaria, o Romania con patenti e ADR slovene. Tutte soluzioni mirate ad abbassare i costi ed i tempi degli adempimenti burocratici.

Questi comportamenti, per la necessità di restare competitivi, hanno distratto risorse ed attenzioni da altri importanti obbiettivi quali fra gli altri la riduzione delle emissioni dei gas di scarico, penalizzando una fase di possibile evoluzione qualitativa e professionale delle aziende e degli autisti.

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Il peso delle accise nel settore dell’autotrasporto

Ultimo ma non meno importante fattore di competitività è rappresentato dal costo del carburante, estremamente sfavorevole nel nostro paese rispetto ad altre nazioni.

Nonostante il costo al barile del greggio si sia notevolmente ridotto, l’incidenza delle accise in Italia, rendono comunque il prezzo alla pompa estremamente alto ed incisivo in maniera negativa sui costi finali rispetto agli altri Paesi dell’UE.

A livello burocratico, per chiudere questo scenario, ci troviamo in Italia dinanzi a regolamentazioni estremamente complesse emanate dalla Comunità europea, utili per disciplinare il settore dei trasporti ma che in un Paese come il nostro, vittima di difficoltà derivanti da politiche concorrenziali estremamente aggressive, non fa che accrescere la fatica in cui versano le piccole aziende, da sempre linfa vitale del tessuto industriale e commerciale.

La scelta di CGT Trucks è stata di offrire ai propri clienti soluzioni quali il noleggio a breve ed a lungo termine che permette alle realtà dell’autotrasporto italiano di migliorare la propria competitività concentrandosi solo sull’organizzazione del lavoro, azzerando gli imprevisti e tenendo sotto controllo i costi del parco mezzi circolante.

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